Giornata mondiale della popolazione
Si celebra oggi in tutto il mondo il World Population Day, la Giornata mondiale della popolazione, indetta dalle Nazioni Unite per riflettere sulle implicazioni demografiche e sui fenomeni e i problemi che mettono maggiormente a rischio la sopravvivenza dell’umanità. Quest’anno la riflessione è inevitabilmente centrata sulle conseguenze della pandemia di Covid-19 che coinvolgono l’aspetto sanitario e numerosi altri ambiti a causa degli effetti generati dalle necessarie misure di contenimento del virus.
Gli effetti delle restrizioni
Il World Food Program, ad esempio, sottolinea come 185 milioni di persone potrebbero a breve raggiungere un livello di povertà tale da non avere cibo a sufficienza, portando così ad un miliardo il numero di chi, nel mondo, vive nell’insicurezza alimentare. “Pensiamo all’effetto che hanno le restrizioni dei movimenti e le chiusure dei confini – spiega a Vatican News Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, Ong impegnata nella lotta alla malnutrizione – “o a tutte le persone che vivono di lavoro informale: venditori ambulanti, fattorini, e cioè tutti coloro che per guadagnarsi il pane, ogni singolo giorno devono uscire di casa e quindi esporsi anche ai rischi del virus”.Ascolta l’intervista integrale a Simone Garroni
A rischio il sistema alimentare
“Non ci sono persone che possono andare nei campi e quindi guadagnare denaro”, sottolinea Garroni, “e anche chi gestisce i campi non può produrre e non può neanche fornire cibo ai mercati. Inoltre, le chiusure dei confini hanno un impatto sui pascoli e sui movimenti delle greggi. Tutto questo ha un impatto socio-economico devastante, che si ripercuote sui prezzi e sulla disponibilità di denaro per acquistare cibo”.
L’impatto sul sistema sanitario
“Dando poi priorità alla gestione della pandemia”, continua Garroni, “tutte le altre cure rischiano di essere messe da parte. Basta pensare ai trattamenti per i bambini malnutriti che sono diminuiti dal 20 al 50% in Pakistan e del 70% in Burkina Faso. Questo vuol dire esporre al rischio di morte moltissime persone e moltissimi minori”. Nell’Africa sub-sahariana, poi, si rileva una presenza media dello 0,5 di medici per mille persone, in un’area dove le infrastrutture sono spesso fatiscenti.
I Paesi a rischio
Secondo “Azione contro la fame”, nel mondo sono oltre 25 i Paesi più vulnerabili all’incremento dei livelli di fame per le conseguenze del Covid-19 (distribuiti tra Africa, Asia, Medio oriente e America Latina). Tre le aree di intervento giudicate prioritarie: la garanzia dell’accesso ai servizi sanitari di base, la trasformazione dei sistemi alimentari in grado di fornire cibo a un prezzo ragionevole e sufficiente per tutti, e l’eliminazione dei vincoli all’accesso umanitario, che non dovrebbe essere ostacolato dalle misure di contenimento.