Laboratorio di missione

UN LUOGO DOVE IL “ PERCHE “ E’ DIFFICILE DA CHIEDERE!!

UN LUOGO DOVE IL  “ PERCHE “  E’ DIFFICLE   DA   CHIEDERE!!

Molte congregazioni religiose hanno una loro casa in Albania, sintomo che c’è ancora parecchio da fare. Si sente dire di questa nazione che è in forte ripresa economica e sociale, l’obiettivo è entrare a far parte della Comunità Economica Europea.

A vedere il centro di Tirana, così nuovo e moderno, ma anche il centro storico di Scutari e la cittadina di Berat che mostra con vanto il suo castello abitato, divenuto Patrimonio dell’Umanità, non sorgono dubbi.

Ma poi ti ritrovi nelle periferie a parlare con le persone vere, quelle che devono arrivare a fine mese con una paga di circa Euro 250, se sono così fortunati da avere un lavoro.

Se hai studiato, magari medicina, puoi arrivare a guadagnare anche Euro 400/500 mensili.

Il costo della vita non è alto, ma  è chiaro che gli acquisti si limitano ai beni di prima necessità a produzione interna. 

L’Albania  si trova  in  una posizione  favorevole tra est ed ovest,  si affaccia sul Mediterraneo, con un clima ed una storia invidiabili, punto di incontro di innumerevoli civiltà e religioni, ma  ancora oggi è  arretrato dal punto di vista economico e di politica sociale.

Cinquant’anni di dittatura, tra le più feroci conosciute, hanno lasciato un segno indelebile nel DNA della popolazione. Prima che del problema economico gli albanesi parlano del clima di terrore, del sospetto, della privazione del tessuto sociale, maturati nel dopoguerra fino agli anni ‘90.  Le delazioni erano la normalità. In famiglia  poteva nascondersi il traditore. ai bambini a scuola veniva chiesto di raccontare le attività quotidiane, ed ogni parola ingenuamente pronunciata poteva decretare la condanna di un’intera famiglia.

Già dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i cattolici in Albania erano perseguitati dal regime comunista di Enver Hoxha. Nel 1967 l’Albania fu dichiarata ufficialmente il « primo paese ateo del mondo ». Tutti i luoghi di culto furono chiusi e i beni ecclesiastici nazionalizzati. Il minimo atto religioso, come un battesimo celebrato in clandestinità, era passibile della pena di morte. Numerosissimi furono i religiosi e le religiose incarcerati, morti per maltrattamenti o semplicemente scomparsi.  I luoghi di culto cattolici, ortodossi e mussulmani furono distrutti, mentre i restanti furono destinati a usi profani, come la cattedrale di Scutari che divenne un palazzetto dello sport. 

 Sempre a Scutari, nell’ex convento dei Frati minori, confiscato nel 1946 e diventato sede della polizia segreta del regime, con tanto di celle di tortura, oggi ospita le memorie di quanti sono stati incarcerati. Al muro le foto di alcuni prigionieri, nelle teche le loro storie, gli oggetti, le lettere alle famiglie.

Un luogo dove il  “ Perché”  è difficile da chiedere!

L’odore della disperazione grida tra le mura grigie, i graffi del muro sussurrano « io c’ero? », il cappio alle sbarre della finestra alla ricerca dell’unica libertà rimasta, quella di determinare la propria morte.

L’umidità fa tremare la pelle del visitatore per l’ingiustizia che si respira nel luogo, ma è solo ingiustizia? Questa è una delle 23 prigioni fino ad oggi riconosciute nella piccola cittadina di Scutari nel nord dell’Albania.

 Non vogliamo che abbia risposta umana,  ogni possibile risposta fa comunque paura!  Tutto ciò si svolgeva a soli 640 chilometri in linea d’aria dall’Italia, nell’epoca in cui siamo nati e vissuti, noi ed i nostri genitori.

Fino a dove è lecito spingersi prima che il mondo gridi NO, e perché facciamo così fatica a dire NO se non tocchiamo con mano l’ingiustizia?

Scutari, nel nord, è una città importante per i cattolici dell’Albania. È centro d’irradiazione e simbolo di martirio. Molti dei trentotto religiosi uccisi durante l’epoca comunista e beatificati nel 2016 dal Vaticano servirono proprio in questa diocesi. Uno di loro, il gesuita Giovanni Fausti, fu rettore del seminario. Arrestato alla fine del 1945, venne processato, condannato a morte e infine fucilato nel marzo 1946.

Quindi non sorprende che il ritorno alla vita religiosa alla luce del sole sia segnato proprio partendo dal grande raduno di fedeli in questa città il 4 novembre 1990, negli ultimi mesi del regime, con la prima Messa nel cimitero, tra le tombe.

Questa zona del paese è densa di storia antica e recente , dove abbiamo incontrato tante comunità vivaci. La mancanza di libertà del passato si è trasformata oggi in ricerca di spiritualità creando un terreno fertile per chiunque voglia portare i suoi usi e costumi di fede. 

Nello stesso quartiere si possono ascoltare il richiamo del muezzin e delle campane delle chiese cattolica ed ortodossa. Mi piace immaginare la gente, i vicini, per strada che si incrociano e si salutano mentre si recano nella rispettiva struttura di preghiera. In barba all’intolleranza, un sogno ingenuo….. ma così semplice da sembrare quasi possibile!

Qui abbiamo conosciuto Laura  dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che si trova in Albania dall’aprile 1999 quando, con l’esperienza dell’Operazione Colomba, hanno dovuto gestire la grossa emergenza dei profughi Kosovari.

Ci hanno  parlato dell’ impegno come operatori nella casa di pronta accoglienza per donne e minori in difficoltà, Laura della casa famiglia accoglienza per adolescenti senza famiglia o con problemi psichici, Piero invece ci ha parlato del centro recupero dipendenze, comunità Terapeutica Nenshat . Poi c’è la Capanna di Betlemme: dormitorio, mensa domenicale, servizio docce, a Tirana dove abbiamo conosciuto un volontario, che dopo la sua esperienza  da dipendenza, nella fatica di trovarsi nuovi sbocchi per il futuro, sta frequentando corsi di formazione ed aiutando il progetto per i senzatetto. Tutti progetti molto interessanti. Le Suore Angeliche di San Paolo ci hanno offerto il pranzo, ospitandoci nel loro convitto di ragazze, raccontando le loro storie e come cercano di aiutare le giovani donne a preparare il loro futuro.

A Scutari c’è anche molto altro da vedere come il museo Diocesano allestito su due piani tra l’abside ed il campanile di quella Cattedrale che fu trasformata in Palazzetto dello Sport. Nato per raccogliere e conservare il patrimonio di oggetti sacri e documenti, salvato a rischio della vita dai fedeli e dai sacerdoti albanesi, durante il regime comunista di Enver Hoxha. Dal 1944 al 1985 anche solo possedere un’immaginetta sacra, quelle che si tengono nel portafoglio, significava rischiare il carcere. In questo il regime albanese è stato crudo e sistematico. Tantissimi sono gli oggetti liturgici, come i calici e le pissidi salvati dai parroci o affidati ai fedeli che a rischio della vita li hanno nascosti nei muri delle case o sotterrati. Al tema del “nascondimento” è stata dedicata un’intera sezione. 

Siamo stati accolti nel Seminario di Scutari, dove abbiamo conosciuto Don Leonardo Falco, il rettore. Persona molto colta e semplice nei modi, accogliente e istigatore di curiosità e riflessioni. Personalmente avrei avuto piacere ad approfondire il suo punto di vista, e la conoscenza storica del passato dell’Albania. 

                                                                                                                                                              PATRIZIA    BORGHESE