Condividiamo … Il coraggio e la voglia di cambiare
Ho sempre desiderato fare una esperienza missionaria e l’occasione si è presentata, quando ho sentito parlare Padre Andrea del progetto Albania. Ho sentito “un tuffo al cuore” e ho pensato: “Forse è arrivato il mio momento”. Sono andata ad un incontro in parrocchia e da lì tutto è iniziato. Alcuni amici, quando hanno saputo la mia intenzione, mi hanno detto che non serviva andare lontano per aiutare le persone perché anche qui c’è bisogno. Io risposi che noi qui possiamo ancora scegliere… mentre nei paesi poveri non c’è questa possibilità. Quello che ho visto in Albania ha confermato la mia idea.
L’Albania è una democrazia pur avendo al potere ancora politici legati al regime dittatoriale degli anni 1946 al 1991. Durante questo tempo le persone non “allineate”, “sparivano”. Si parla di 25.000 persone morte, di cui 5.000 affiliate alla politica ma contrarie al regime. Abbiamo visitato le prigioni a Scutari, dove ho provato una grande sensazione di tristezza, ma poi guardandomi attorno e vedendo le altre persone del gruppo che come me vogliono fare qualcosa, non per cambiare il mon-do, ma sicuramente per migliorarlo, la fiducia mi è tornata…
All’interno di questa prigione sembrava di essere in un campo di concentramento: celle piccole, strette, fredde e umide, dove venivano ammassate le persone senza che potessero sedersi. E la sala delle torture? Ho ancora i brividi addosso!!! Ma perché l’uomo non impara dai propri errori? Perché solo pochi tentano di fermare queste atrocità, mentre la maggior parte delle persone rimane nell’indifferenza? Tante domande a cui sto ancora cercando di dare una risposta…!
Forse un input l’ho avuto dall’incontro con il rettore del seminario di Scutari, che ci ha raccontato con molta chiarezza quello che è successo durante e dopo la dittatura. Dai discorsi è emerso che il male assoluto esiste e solo una grande fede, seguita da opere di bene, può aprire a certe speranze.
Noi abbiamo sempre l’acqua corrente , mentre per loro arriva solo un’ora al giorno e, se non riescono a riempire la cisterna rimangono senza, fino all’indomani. La scuola nelle città è fatta da tre turni di tre ore l’uno, mentre nei villaggi c’è un’unica classe che raggruppa bambini e ragazzi delle varie età. Come può un insegnante attendere a ciascuno? E’ già tanto se imparano a leggere e a scrivere. La nostra sanità, anche se ci lamentiamo, ci dà assistenza, là tutte le prestazioni devono essere pagate, anche per fare solo una puntura..
Le medicine, scadute nei paesi ricchi, vengono inviate e vendute, cambiando la data di scadenza. Nelle città le strade sono asfaltate, mentre nelle periferie e nei villaggi sono ancora strade bianche, non percorribili dalle auto, perciò per andare dal medico o a scuola devono fare anche tre ore di strada a piedi. Ci sono famiglie che vivono in una stanza sola, che fa da camera, cucina e salotto più il bagno. Siccome poi non c’è tanto lavoro, molti giovani vanno all’estero in cerca di fortuna.
Negli ultimi anni sono cresciuti i Call Center e le fabbriche di abbigliamento e scarpe. Lo stipendio è di circa 240 euro al mese. Un dottore percepisce a circa 500 euro al mese Le donne che confezionano le scarpe, a domicilio, guadagnano 25 centesimi al al paio ,rovinandosi le mani.
Visitando Berat, città bellissima, Patrimonio dell’umanità, abbiamo incontrato l’associazione “La piccola famiglia”, che oltre alla catechesi, e alla formazione, accolgono nel centro diurno persone disabili, che altrimenti rimarrebbero in casa. Abbiamo conosciuto Gerald, un giovane medico che ha aperto un’agenzia di viaggi, per dare lavoro a cinque persone. Tutte queste belle realtà, che abbiamo visitato con gli occhi e con il cuore, necessitano di aiuti materiali, ma anche spirituali, perché a volte una sola parola detta di cuore può fare la differenza!
Mi porto nel cuore le bimbe di Bathore, che giocavano con l’elastico, saltavano e ridevano assieme; i ragazzi che giocavano al pallone e si rincorrevano, ridendo spensie-rati… Da qui può partire “la nuova Albania”, il futuro di questo paese. Per questo, a Kassal, vorremmo aiutare a sistemare l’asilo, regalando ai bambini un “respiro” di ottimismo e di allegria. Ci auguriamo davvero che, con la preghiera, la speranza e la fratellanza, ci sia meno rassegnazione e più coraggio di cambiare il molto che non va …
Margherita Listuzzi