Per trovare Gesù, il vero tesoro, via le sicurezze mondane
Papa Francesco commenta due brevi parabole di Gesù, quella del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa, e ricorda che il Regno dei cieli “è il contrario delle cose superflue che offre il mondo”, di una vita banale. E’ la gioia di scoprire un senso per la propria vita, attraverso strade nuove che “ci portano ad amare Dio, amare gli altri e amare veramente noi stessi”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Diventiamo “cercatori sanamente inquieti del Regno dei cieli”, come l’uomo che trova il tesoro nel campo e il mercante che cerca perle preziose, abbandonando le nostre sicurezze mondane per percorrere le strade nuove dell’amore a Dio, agli altri e a noi stessi, e trovare così il vero tesoro, Gesù. E’ l’invito di Papa Francesco in questa XXVII domenica del tempo ordinario, rivolto a tutti prima della preghiera dell’Angelus, dalla finestra del suo studio che dà su Piazza San Pietro.
Le parabole del tesoro nel campo e della perla preziosa
Commentando il Vangelo domenicale, il Papa si sofferma su due delle tre brevi parabole utilizzate da Gesù nel brano di Matteo (Mt 13, 44-52), quella del tesoro nascosto nel campo e della perla di grande valore. Entrambi gli oggetti sono una rappresentazione del Regno dei cieli, e l’uomo e il mercante che li trovano, “vendono tutto per acquistare ciò che ormai sta loro più a cuore”.Ascolta il servizio con la voce del Papa
Con queste due similitudini, Gesù si propone di coinvolgerci nella costruzione del Regno dei cieli, presentando una caratteristica essenziale, della vita cristiana e del Regno dei cieli: aderiscono pienamente al Regno coloro che sono disposti a giocarsi tutto, sono coraggiosi!
I cercatori inquieti del Regno dei cieli si giocano tutto
I due protagonisti delle parabole abbandonano “le loro sicurezze materiali”, e da questo, commenta Francesco “si capisce che la costruzione del Regno esige non solo la grazia di Dio, ma anche la disponibilità attiva dell’uomo”. Perchè è vero che la grazia fa tutto, ma ci vuole la nostra disponibilità a riceverla.
I gesti di quell’uomo e del mercante che vanno in cerca, privandosi dei propri beni, per comprare realtà più preziose, sono gesti decisi e radicali, soltanto direi di andata, non di andata e ritorno. E, per di più, compiuti con gioia perché entrambi hanno trovato il tesoro. Siamo chiamati ad assumere l’atteggiamento di questi due personaggi evangelici, diventando anche noi cercatori sanamente inquieti del Regno dei cieli.LEGGI ANCHE26/07/2020
La luce del Regno non è un fuoco d’artificio
Si tratta, sottolinea il Pontefice, “di abbandonare il fardello pesante delle nostre sicurezze mondane che ci impediscono la ricerca e la costruzione del Regno: la bramosia di possedere, la sete di guadagno e di potere, il pensare solo a noi stessi”.
Ai nostri giorni, tutti lo sappiamo, la vita di alcuni può risultare mediocre e spenta perché probabilmente non sono andati alla ricerca di un vero tesoro: si sono accontentati di cose attraenti ma effimere, di bagliori luccicanti ma illusori perché lasciano poi al buio. Invece la luce del Regno non è fuoco di artificio, è luce: il fuoco di artificio dura soltanto un istante, la luce del Regno ti accompagna tutta la vita.