Storia
Buttrio – Storia
Il nome Buttrio deriva da una voce preromana diffusa in molte regioni col significato di “burrone, voragine”. La località viene nominata per la prima volta nel 1000 come “Butrium”, ma indubbiamente era abitata molto tempo prima, dato che la Pieve S. Maria Assunta a Buttrio è antichissima.
Sul colle fu costruito un castello al posto di una vedetta romana. All’epoca del patriarca Ulrico II di Treffen (1161-1182), il castello stava sotto l’avvocazia di Gorizia e vi risiedevano i signori di “Butrio”. La Pieve di S. Maria Assunta di Buttrio era una delle più vaste ed antiche pievi. Il territorio si estendeva ad Est sino sul medio Isonzo, a Kanal in Slovenia, ed ad Ovest oltre il Torre con le ville di Pradamano, Pavia e Percoto.
Alcuni studiosi sostengono che quando i patriarchi eressero l’Abbazia di Rosazzo, staccarono la parte orientale del territorio della pieve di Buttrio formando una nuova pieve.
Nel 1115 il patriarca Pellegrino unì all’Abbazia di Rosazzo la Pieve di Buttrio e l’Abbazia ebbe giurisdizione su tutto il territorio. Nel 1411 parecchi signori si allearono a Venezia e nello stesso anno avvenne la calata degli Ungari. La regione fu teatro delle loro guerre e subì grandi devastazioni.
I signori di Buttrio furono sbaragliati nel 1415 e i loro ultimi beni furono devoluti al fisco. Per quanto riguarda il castello, Federico di Buttrio dispose della sua eredità (1429) a favore dei nipoti De’ Portis, i cui discendenti ne conservarono la proprietà sino al 1883. Poi sul colle sorse sui resti del castello, la Villa Morpurgo.
Nel 1477 si sparse il terrore dei Turchiche secondo le voci erano giunti a Monfalcone mentre i Veneziani erano trincerati a Cervignano. Però Buttrio subì gravi danni non già dai Turchi ma dalle truppe mercenarie alleate, che non andavano certo per il sottile. Ventidue anni dopo nel 1499 i Turchi ritornarono in Friuli, invasero Buttrio, saccheggiandola e devastandola.
In seguito Buttrio rimase soltanto passiva spettatrice delle vicende che coinvolsero il Friuli. Con la soppressione dell’Abbazia di Rosazzo nel 1773, la Pieve di Buttrio ritornò sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Udine. Il comune sorse nel 1811 e fu annesso all’Italia il 14 agosto 1866.
Il Novecento portò con se a Buttrio le innovazioni tecniche e le tristezze delle due guerre mondiali. Nel secondo dopoguerra, Buttrio vide l’affiancarsi alla tipica risorsa dell’agricoltura vitivinicola anche l’industria, ed in particolar modo spiccare il nome della Danieli, oggi industria competitiva a livello mondiale.
ALLE ORIGINI DI PRADAMANO
Il territorio del Comune di Pradamano fa parte della pianura del Friuli centrale. La sua superficie si presenta inclinata: degrada costantemente da nord a sud con un dislivello totale di oltre 30 m e con una pendenza media dello 0,5% che varia da zona a zona.
Situata a lato della sponda destra del torrente Torre, la zona del paese di Pradamano è ubicata a sud-est della sporgenza solitaria del colle di Udine e a nord-ovest delle colline di Buttrio che si elevano sulla sinistra del Torre poco distanti: sta circa a metà e in linea con i due rilievi geologici.
Nei passati millenni fu un territorio probabilmente di passaggio di gruppi di antiche genti per lo scambio tra nord e sud, dai monti al mare si potrebbe dire, dato che le sponde del corso del Torre fungevano per un buon tratto da guida certa. Una pista infatti fiancheggiava il torrente e si presume che risalga ai tempi delle popolazioni dei Celti, prima quindi della conquista e occupazione da parte dei Romani.
Dei tre triumviri che fondarono nel 181 a.C. la colonia romana di Aquileia uno si chiamava Lucio Manlio Acidino. Viene da ipotizzare che il nome di Pradamano derivi proprio da praedia Manlii, non certo come insediamento bensì quale giurisdizione del triumviro romano Manlio. I suoi possedimenti dovevano essere collocati al limite nord della centuriazione definita “classica” di Aquileia, ossia del sistema con cui i Romani suddividevano il territorio agricolo.
Le spiegazioni sull’origine del nome di Pradamano sono comunque molte e oggetto di discussione.
Oltre a quella sopra menzionata, si va da praedia Damiani (poderi di Damiano), a praedia Ammiana (poderi di Ammiano), oppure a praedium magnum (grande podere), come anche a praedium demani (podere del demanio). Si continua inoltre con praedium ad manum (podere vicino), come pure conpratum demanii (prato del demanio), così anche con prata ad manum ossia “prati vicini”. Infine un esperto di toponimi, Franco Finco, propende per praedium Portimanum: l’area di Pradamano sarebbe stata un fondo della famiglia Portima.
Come si può constatare sono tutti nomi di derivazione latina.
Del tutto recente è il contributo di Barbara Cinausero Hofer ed Ermanno Dentesano dal titolo “Per una nuova ipotesi interpretativa del nome Pradamano”, in CE FASTU?, Rivista della Società Filologica Friulana, XCIV (2018) 1-2.
Il toponimo Pradamano, sostengono gli autori, è sempre stato interpretato, almeno dalla linguistica scientifica, come un prediale di origine romana. In questo studio, dopo aver evidenziato i punti deboli di tale etimologia, propongono una diversa ipotesi, sempre del tipo del nome di persona, ma basata su un nome germanico.
I passaggi ipotetici per giungere al nostro toponimo potrebbero essere i seguenti: Piderman >Prideman >Predeman >Predaman >Pradaman. A detta dei due studiosi, non dovremmo stupirci della presenza di toponimi con terminazioni –man in Friuli, considerata la presenza stabile per due secoli dei Longobardi, cui è seguito il dominio dei Franchi per ricordare poi l’influenza dei patriarchi di origine tedesca, degli imperatori e di gran parte della nobiltà dei primi secoli del millennio.
Claudio Ianesi